Tipologie di Biopiscine

LE 5 CATEGORIE

Se vi state interessando ad avere una biopiscina ma non avete elementi per decidere come farla, in questo articolo vi spieghiamo meglio come sono concepite.
Le biopiscine si dividono in cinque categorie, per ordine di meccanizzazione e tecnologia crescente (e anche prezzo).
In generale, tutte le categorie di biopiscine si ispirano a modelli acquatici presenti in natura: dagli stagni, ai laghetti di montagna e alle acque correnti di un fiume.

Le prime tre categorie si rifanno ai modelli naturali delle acque ferme. L’acqua viene tenuta
ferma o in lento movimento. E’ presente una ricca biodiversità, con anfibi, insetti, fitoplancton e zooplancton. L’acqua può presentare una leggera torbidità in alcuni periodi dell’anno. La zona balneabile è di poco più grande di quella di ftodepurazione (o rigenerazione). Per avere una stabilità biologica, si consiglia di non costruire al di sotto dei 100 metri quadrati.
Le categorie 4 e 5 si rifanno ai modelli di acque correnti, e presentano una tecnologia più raffinata. Questo permette di avere una zona balneabile molto più grande rispetto a quella di rigenerazione. L’acqua è sempre limpida e cristallina e vi sono poche piante. Per la depurazione dell’acqua, infatti, vengono usati dei filtri biologici, costituiti da pietrisco su cui si formano i batteri depuranti, sotto forma di patina detta “biofilm”. La circolazione viene mantenuta costante tutto l’anno e i filtri necessitano una continua pulizia tramite contro-lavaggio, con produzione di acque di scarto.
Di seguito forniamo una breve descrizione delle varie categorie:
– Categoria I: chiamata anche “nature pure”, puramente naturale. Non viene impiageta tecnologia. Per la costruzione si usano materiali più semplici possibili ed è connotata da un’elevata biodiversità. La zona balneabile ricopre almeno il 60% della superficie. Si raccomanda una superficie totale minima di almeno 100 m2 e una profondità media di 2m;
Categoria II: si utilizza lo skimmer (filtro meccanico) per pulire la superficie. La biodiversità è pari a quella della categoria I, mentre la zona balneabile è di poco superiore. Il resto delle caratteristiche è uguale alla categoria I;
Categoria III: oltre allo skimmer, viene garantito un passaggio regolare di acqua tra zona balneabile e zona di rigenerazione, quindi viene inserita una ricircolazione. Viene introdotta una zona di fitodepurazione a ghiaia e piante palustri con circolazione forzata. La superficie balneabile può essere anche il 60% del totale, quindi maggiore delle altre categorie. La biodiversità in vasca è paragonabile alle altre due categorie.
Categoria IV: utilizza una tecnica più avanzata. Viene impiegato un filtro biologico a ghiaia o zeolite per mantenere l’acqua limpida e pulita. La velocità di filtrazione è più elevata della categoria III. Vi è minore presenza di piante ed animali in vasca. La superficie balneabile può essere anche il 70%, fino anche al 90%. L’intorbidimento dell’acqua per questo tipo di piscine è molto raro.
Categoria V: elevata tecnologia di depurazione. Vengono impiegati biofiltri a circolazione continua che mantegono una depurazione spinta dell’acqua in vasca. Le piante presenti in vasca, se ci sono, svolgono principalmente una funzione decorativa. L’acqua è sempre cristallina.
Con questo breve articolo speriamo di aver fornito un quadro più chiaro sulla scelta della biopiscina e sul suo funzionamento. Come avrete capito, la progettazione fai-da-te può risultare molto rischiosa se non si conoscono bene i meccanismi depurativi di una biopiscina, e si rischia di realizzare un’opera non funzionante.
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