Fitodepurazione domestica: la guida completa per un impianto fai da te

In questo articolo, vedremo quali sono gli elementi per poter realizzare un impianto di fitodepurazione in autocostruzione. Attenzione però: autocostruzione a livello normativo significa che il proprietario (o la proprietaria) si sostituisce all’impresa edile, ma questo no vuol dire che il lavoro non possa essere fatto professionalmente e con un progetto accurato. Qui vedremo quali sono le caratteristiche costruttive degli impianti di fitodepurazione e descriveremo come a livello edile non sono molto complessi, ma sicuramente per fare un lavoro funzionante in modo corretto è necessario partire da una progettazione professionale.
Cos’è la fitodepurazione domestica e a cosa serve?
La fitodepurazione domestica è un sistema naturale di depurazione delle acque nere e grigie, che può essere installato all’interno della proprietà. Ci sono tre principali sistemi di fitodepurazione, scritti meglio a QUESTO LINK: verticale, orizzontale e a flusso libero. In ogni caso, sono solo le piante acquatiche e palustri che svolgono la depurazione, unite alle comunità batteriche che si sviluppano in simbiosi. A seconda delle necessità, si potrebbe optare per un sistema ibrido composto da più di uno di questi sistemi posti in serie o in parallelo. Di solito però, per situazioni domestiche con pochi abitanti si opta per l’impianto orizzontale o a volte verticale (l’impianto verticale è più complesso a livello costruttivo ma più compatto).
Un impianto di fitodepurazione serve quindi a rispettare la normativa sul trattamento domestico dei reflui, dove le distanze dalla rete fognaria impediscono l’allaccio.
Vantaggi della fitodepurazione domestica rispetto ai sistemi tradizionali
Il vantaggio principale sta nella possibilità di riutilizzo dell’acqua depurata, in una logica di permacultura e di sostenibilità ecologica. L’acqua trattata in uscita dall’impianto può essere infatti accumulata per l’irrigazione di orto o frutteti, oppure per il lavaggio di superfici esterne o come ricircolo nei WC interni alla casa. Questa pratica comporta un notevole risparmio idrico e una differenza sostanziale nel nostro impatto ecologico. In alternativa, il refluo può essere disperso al suolo o in un corpo idrico senza rischio di inquinamento.
Inoltre, se le pendenze del terreno lo permettono, tutto l’impianto può funzionare a caduta o con una pompa a basso consumo, riducendo notevolmente i costi di installazione e gestione rispetto ad altri sistemi.
Confronto con altri sistemi di depurazione
Una delle principali alternative alla fitodepurazione domestica sono i sistemi a fanghi attivi. Questi sistemi sono delle riproduzioni in piccola scala dei grossi impianti di depurazione fognaria. Lo svantaggio di questi sistemi è che utilizzano molta più energia per il funzionamento, perché richiedono almeno una pompa di sollevamento e un sistema di ossigenazione con un compressore. Inoltre, prevedono il dosaggio di un disinfettante come il cloro alla fine del processo, aumentando i costi di gestione e l’impatto ecologico del sistema. Questi sistemi sono sicuramente efficaci ma hanno degli svantaggi economici e di sostenibilità ambientale rispetto agli impianti di fitodepurazione.
Se optassimo solo per l’utilizzo di una fossa settica o Imhoff, questa andrebbe svuotata almeno una o due volte all’anno dal camion degli spurghi, il chè comporterebbe degli elevati costi di gestione.
Creare un impianto di fitodepurazione fai da te: costi e materiali
Il costo dei materiali per un piccolo impianto di fitodepurazione, diciamo sotto i 10 abitanti equivalenti (AE), è inferiore ai 1.000 euro/abitante, compreso lo scavo. Questo vale per i prezzi di mercato attuale. Le lavorazioni non sono molto complicate a livello esecutivo, e possono essere eseguite in autocostruzione con la consulenza del progettista ed eventualmente col supporto di un artigiano edile o giardiniere.
Le fasi di costruzione di un impianto di fitodepurazione
La prima fase di lavoro è lo scavo: questo deve avere un profilo regolare, qualsiasi tipologia di impianto si scelga. L’impianto orizzontale è un rettangolo profondo circa 70 o 80 centimetri e grande circa 5 m2/abitante. L’impianto verticale può essere un rettangolo più profondo (anche 1m o più) e grande circa 3,5 m2/abitante. L’impianto a flusso libero, invece, che consiste esteticamente in un laghetto, ha dimensioni di circa 10 m2/abitante. Queste sono misure indicative, che vanno verificate poi in fase progettuale.
La seconda fase è quella dell’impermeabilizzazione: quasi sempre viene utilizzato il telo EPDM, previa protezione con tessuto-non-tessuto posato sullo scavo. Questo materiale è molto resistente ed elastico: l’ideale per adattarsi a qualsiasi profilo di scavo. Attenzione però a pulire bene prima fondo e pareti, togliendo sassi, radici e qualsiasi oggetto punzonante.
La terza fase è quella delle connessioni idrauliche: l’impianto viene collegato alle acque reflue della casa dopo i trattamenti primari (Imhoff o degrassatore). Le connessioni avvengono tramite semplici pozzetti e tubi in PVC di diametro 100 o 110 mm. Negli impianti orizzontali, è necessario un tubo a “T” forato a mano per ripartire il refluo, oppure una canalina a cielo aperto. Negli impianti verticali invece sono necessari tubi in polietilene di diametro più piccolo, sempre forati e che coprono tutto l’impianto. In ogni caso, l’acqua viene poi raccolta in fondo all’impianto da tubi di drenaggio (preforati o forati a mano). Sono sempre necessari un pozzetto in ingresso e uno in uscita all’impianto.
Quarta fase: il telo impermeabile viene protetto da tessuto-non-tessuto e l’impianto viene riempito di ghiaia (nel caso di fitodepurazione verticale o orizzontale) oppure dei substrati delle piante. Viene solitamente usata ghiaia lavata, preferibilmente spezzata. Questa si può trovare in qualsiasi cava o fornitore edile. A questo punto le piante possono essere posate nell’impianto.
Quinta fase: l’impianto viene riempito d’acqua e viene collaudato, verificando che funzioni correttamente a livello idraulico.
Cosa serve per costruire un impianto di fitodepurazione
Per riassumere quanto detto sopra, ciò che è necessario per la costruzione di un impianto è facilmente reperibile in qualsiasi fornitore edile: si tratta di tubi in pvc, ghiaia e pozzetti in calcestruzzo. Il telo EPDM può essere reperito da rivenditori specializzati, cercando in internet forniture per fitodepurazione o per laghetti.
Ovviamente, è necessario avere un valido progetto in mano e farsi seguire da professionisti per essere sicuri di fare un lavoro funzionante ed efficace. Il progetto sarà comunque necessario per presentare le pratiche autorizzative necessarie.
Scegliere le piante giuste per la fitodepurazione domestica
Le piante utilizzabili sono diverse, ma comunque tutte efficaci. Sicuramente le regine della fitodepurazione sono la Phragmites e la Typha. Entrambe però hanno lo svantaggio di essere molto invasive e di non fare fiori colorati, quindi è difficile metterle in consociazione con altre piante (che sparirebbero) e l’effetto estetico è molto spartano. Il vantaggio è però che hanno un potere depurativo molto elevato, essendo che formano un apparato radicale molto denso.
In alternativa, possono essere usati ad esempio gli Iris, che formano in primavera un fiore molto bello e ne esistono di diversi colori, così come ad esempio la Litra. Queste piante sono meno invasive e crescono bene anche in consociazione ad esempio con le Carex, che formano un cespuglio di foglie sottili molto bello. Sia di Carex sia di Iris esistono diverse specie, tutte idonee alla fitodepurazione. Un’altra pianta che viene molto usata è il Giunco, l’Acorus, il Butomus o il Papiro. Sono tutte piante molto efficaci con una resa estetica differente rispetto alla Phragmites o alla Typha.
Se si optasse per un impianto a flusso libero, invece, si potrebbe giocare molto di più sull’estetica e sull’utilizzo di piante acquatiche, come ad esempio le Ninfee o vari tipi di Potamogeton.
Durata e manutenzione di un impianto di fitodepurazione domestico
Ciò che limita la funzionalità nel tempo di un impianto di fitodepurazione è il progressivo intasamento delle ghiaie, da parte delle radici e della parte solida del refluo depurato. Questo è un processo inevitabile. Sicuramente aiuta molto tenere pulita la parte superficiale della ghiaia da foglie e parti morte delle piante. Una volta o due all’anno, le piante dell’impianto vanno potate e sfalciate.
La manutenzione consiste principalmente in questo e non è molto complicata. Sicuramente ogni tanto (una volta all’anno o alla bisogna) va controllato che il sistema funzioni idraulicamente, che non ci siano elementi che ostruiscono i tubi o i pozzetti e che il refluo non stia esondando dal sistema per qualche motivo. Ogni tanto, va anche controllato che sul letto di fitodepurazione non stiano crescendo piante infestanti, che nel caso andrebbero rimosse.
La fitodepurazione domestica, un investimento per il futuro
La fitodepurazione rappresenta una soluzione semplice, innovativa e sostenibile per la gestione delle acque reflue, utilizzando solamente piante e microorganismi per purificare l’acqua in modo naturale. Questo metodo ecologico non solo riduce l’impatto ambientale, ma offre anche numerosi vantaggi economici e sociali. Investire in sistemi di fitodepurazione significa promuovere la biodiversità, migliorare la qualità dei corsi d’acqua e delle falde e ridurre i costi di trattamento rispetto ai metodi tradizionali. Inoltre, favorisce la creazione di spazi verdi e habitat per la fauna locale, contribuendo alla biodiversità e al benessere generale dell’ambiente. Con l’aumento della consapevolezza ambientale e la crescente necessità di soluzioni sostenibili, la fitodepurazione si configura come un investimento strategico, sostenibile e resiliente per il futuro.